Epicondilite – Gomito del Tennista
In breve: epicondilite o gomito del tennista
Cos’è
L’epicondilite, detta anche ‘gomito del tennista’, è uno stato infiammatorio che interessa l’epicondilo, porzione distale dell’osso dell’omero a livello della quale si inseriscono i tendini dei muscoli estensori del gomito e del polso.
Principali sintomi
L’epicondilite si manifesta con dolore localizzato sulla superficie laterale del gomito, esacerbato dalla pressione diretta sull’epicondilo.
Cause
Si tratta di una patologia che interessa sportivi (soprattutto tennisti) o in generale soggetti che praticano attività manuali ripetitive o pesanti che richiedono continui movimenti di gomito e polso.
Diagnosi
La diagnosi è principalmente clinica ma può essere confermata dall’esecuzione di esami strumentali.
Trattamento
La patologia e il dolore connesso possono essere efficacemente trattati con una combinazione di farmaci, terapie fisiche, fisioterapia, riposo funzionale.
A chi rivolgersi:
Al medico fisiatra oppure all’ortopedico.
Giovanna Russo
Medico chirurgo, specialista in Medicina Fisica e Riabilitativa. U.O. Riabilitazione Neuromotoria IRCCS, Istituto Auxologico Italiano, Ospedale Capitanio, Milano.
Cause dell’epicondilite
Le cause dell’epicondilite sono riconducibili a tutte quelle attività che implicano un sovraccarico funzionale, ovvero utilizzo ripetitivo della muscolatura estensoria di polso e gomito.
Quando attiviamo la muscolatura estensoria di polso e gomito si esercita una trazione tendinea a livello del sito di inserzione sull’epicondilo (la porzione ossea laterale dell’omero sede del dolore da epicondilite).
In presenza di un insulto meccanico cronico si innescano fenomeni infiammatori e degenerativi che possono dar luogo anche a calcificazioni tendinee.
Le attività sportive più frequentemente praticate in chi soffre di epicondilite sono il tennis e il golf.
Da non sottovalutare anche attività lavorative manuali, pesanti o ripetitive (operai, manovali) ma anche lavori da ufficio, che costringono a mantenere l’arto superiore in posizione innaturale per periodo prolungato (utilizzo del mouse).
I sintomi dell’epicondilite
Solitamente i sintomi dell’epicondilite o gomito del tennista si manifestano con gradualità nel giro di settimane o mesi. In genere non c’è un trauma specifico associato all’insorgenza dei sintomi.
Il dolore è il sintomo principale ed è localizzato nella regione esterna del gomito, a livello dell’epicondilo laterale dell’omero. Spesso il dolore si estende anche distalmente al gomito, nella regione laterale e posteriore dell’avambraccio, in corrispondenza dei ventri muscolari i cui tendini si inseriscono sull’epicondilo.
Nei casi più severi, anche la forza nella presa palmare può essere debole a causa del dolore.
Il dolore è in generale più evidente nei movimenti di estensione del polso e nei movimenti di torsione dell’avambraccio (ad es. girare una maniglia di una porta, aprire un barattolo).
Diagnosi dell’epicondilite
La diagnosi richiede una visita medica (gli specialisti di riferimento sono il Fisiatra o l’Ortopedico).
Dopo la raccolta dell’anamnesi, ovvero della storia clinica del paziente comprensiva della descrizione dei sintomi e della patologie concomitanti, la diagnosi è sostanzialmente clinica e relativamente semplice.
Durante l’esame obiettivo il medico applicherà una serie di test che in genere comprendono la palpazione diretta della zona dolente a livello dell’epicondilo laterale, il test di Cozen (positivo se vi è dolore all’estensione contro resistenza di polso e dita a gomito esteso), il test di Mills (positivo se vi è dolore alla pronazione contro resistenza con polso flesso e gomito esteso).
La diagnosi può essere confermata mediante l’esecuzione di esami strumentali quali l’ecografia muscolo-scheletrica, la radiografia o la risonanza magnetica nucleare (le quali forniscono informazioni circa lo stato dell’osso, dei tendini e rivelano la presenza di eventuali calcificazioni).
Terapia dell’epicondilite o gomito del tennista
La terapia dell’epicondilite o gomito del tennista è quasi esclusivamente di tipo conservativo, cioè non richiede l’approccio chirurgico.
E’ fondamentale in fase acuta mantenere l’arto a riposo, evitando tutti quei movimenti che possono sollecitare ulteriormente l’area dolente.
A tale scopo sono molto utili degli speciali tutori per epicondilite che posizionati a livello del terzo prossimale dell’avambraccio (circa 2 cm distalmente all’epicondilo) sono in grado di detendere la trazione esercitata dalla muscolatura estensoria sull’epicondilo.
Altri provvedimenti utili sono:
Farmaci antinfiammatori, sia assunti per via generale che applicati per via topica
Fisioterapia comprensiva di esercizi di stretching e massaggi della muscolatura estensoria di polso e dita
Terapie fisiche: in primis le onde d’urto focalizzate sono molto efficaci, specie in presenza di calcificazioni. In alternativa può essere utilizzato il laser, che a differenza delle onde d’urto è indolore.
Nei rari casi resistenti al trattamento conservativo, esiste l’opzione chirurgica che consiste nel praticare piccole incisioni a livello del gruppo tendineo che si inserisce sull’epicondilo associate a piccole perforazioni sull’osso, allo scopo di attivare processi di riparazione fisiologici.
Come prevenire l’epicondilite
Per la prevenzione dell’epicondilite è fondamentale rimuovere la causa dell’infiammazione ovvero individuare, e se possibile evitare, i movimenti ripetitivi o eseguiti in maniera scorretta che hanno provocato il quadro patologico.
Esistono inoltre esercizi preventivi che è possibile eseguire anche in autonomia di stretching e di rinforzo della muscolatura sia estensoria che flessoria.