Ernia Cervicale: Sintomi Cause e Rimedi

Cos’è un’ernia cervicale?

L’ernia del disco intervertebrale è la fuoriuscita di materiale discale dai propri limiti anatomici.

Parliamo di ernia cervicale quando essa interessa la porzione superiore (il tratto cervicale) della colonna vertebrale.

Il materiale erniato causa una irritazione o una vera e propria compressione sulle radici nervose uscenti dal midollo spinale.

Il sintomo principale è il dolore, causato dall’attivazione di recettori e vie dolorifiche specifiche.

Altri sintomi comuni sono l’alterazione della sensibilità e/o un deficit di forza nel territorio di innervazione corrispondente.

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Col passare del tempo, spontaneamente, l’ernia tende a ridursi e, con essa, anche il dolore e gli altri sintomi.

Nella maggior parte dei casi il dolore si risolve in circa 6 settimane.

ernia cervicale

Cosa devo fare se penso di avere un’ernia cervicale?

Il primo passo è rivolgersi al medico: la diagnosi si basa sulla visita e sul risultato di eventuali esami strumentali.

Una volta confermata la presenza di un’ernia cervicale, il trattamento può variare in base al caso specifico e ha come elemento fondamentale la fisioterapia.

In questo articolo parleremo nel dettaglio di come e perché si sviluppa un’ernia cervicale, chi sono i soggetti maggiormente a rischio, i principali rimedi e modalità di prevenzione.

Il dolore al collo è sempre sinonimo di ernia cervicale?

Chiaramente NO.

Circa il 20% della popolazione soffre di dolore cervicale saltuario, episodico o addirittura costante.

E’ bene sottolineare che cervicalgia ed ernia cervicale non vanno sempre di pari passo.

E’ possibile avere un dolore cervicale per tantissime altre cause e, al contempo, è molto frequente avere un’ernia cervicale senza avvertire alcun sintomo.

La patologia del disco intervertebrale è estremamente diffusa nella popolazione generale, sebbene soltanto una piccola percentuale si traduca in una sindrome clinicamente rilevante. 

Anatomia del disco intervertebrale

Per comprendere il significato clinico e fisiopatologico dell’ernia del disco cervicale è necessario conoscere delle semplici nozioni di anatomia.

La porzione cervicale della colonna vertebrale sostiene il peso della testa e permette i movimenti di flesso-estensione, inclinazione laterale e rotazione.

Le vertebre cervicali sono 7, convenzionalmente numerate da C1 a C7.

Ciascuna di esse è separata da un disco intervertebrale, che è una specie di cuscinetto avente lo scopo di assorbire gli urti e consentire una maggiore mobilità alla colonna.

La porzione esterna del disco intervertebrale è chiamata anulus, ha una consistenza fibrosa e circonda una porzione interna chiamata nucleo, con consistenza gelatinosa.

L’anulus fibroso ha la funzione di contrastare sollecitazioni in torsione, trazione e taglio mentre il nucleo polposo, di consistenza molle, gelatinosa, ricco di proteoglicani e acqua, ha la funzione di contrastare sollecitazioni in compressione, principalmente causate dal peso corporeo.

A ogni livello discale fuoriescono, dal midollo spinale, un paio di nervi spinali, deputati alla trasmissione degli impulsi nervosi motori e sensitivi dal cervello alla periferia e viceversa.

E’ importante sottolineare che il disco intervertebrale è una struttura avascolare, ovvero non dotato di vasi sanguigni, ricevendo materiale nutritizio per diffusione passiva dalle strutture adiacenti: questo è uno dei principali fattori che rendono conto della tendenza degenerativa che si osserva con l’avanzare dell’età.

Quali sono i meccanismi che determinano l’insorgenza?

Con il trascorrere degli anni, inevitabilmente, il nucleo polposo del disco intervertebrale va incontro a fenomeni di disidratazione e il suo volume si riduce; parallelamente, nell’anulus fibroso cominciano a comparire fissurazioni, sempre più estese, all’interno delle quali può farsi strada il nucleo polposo non più adeguatamente contenuto.

Nel complesso il disco intervertebrale diventa meno capace di neutralizzare le sollecitazioni funzionali che riceve durante la meccanica articolare. Da questo deriva un’instabilità tra le vertebre adiacenti con aree di contatto tra i corpi vertebrali e tendenza alla comparsa di osteofiti marginali (gli osteofiti sono escrescenze ossee che si formano a livello delle articolazioni nei processi degenerativi cronici).

L’osteofitosi a livello delle articolazioni interapofisarie (articolazioni tra le vertebre)  può essere di per sé causa di stenosi (restrizione) a livello dei forami di coniugazione (forami da cui passano i nervi), aggravando la sintomatologia connessa alla patologia erniaria.

Classificazione delle ernie

Sono usati diversi termini per descrivere un’ernia del disco.

  • Si parla di bulging discale o protrusione discale quando l’anulus rimane intatto, ma si forma una protrusione che schiaccia una radice nervosa.
  • L’ernia vera e propria si ha quando il disco è fissurato con fuoriuscita del nucleo polposo.
  • Talvolta, l’erniazione è così severa che materiale discale può migrare separandosi completamente dal disco di origine: si parla in questo caso di ernia espulsa.

Inoltre classicamente si distingue:

  • l’ernia del disco “molle”: che si riferisce a fuoriuscita del nucleo polposo del disco intervertebrale
  • l’ernia del disco “dura”: rappresenta l’esito di una discopatia degenerativa

Il tratto cervicale del rachide è colpito con maggiore frequenza da ernie del disco “dure” a causa del fisiologico volume limitato del nucleo polposo rispetto all’anulus fibroso (il nucleo polposo è più rappresentato nel tratto lombare del rachide dove sono più frequenti le ernie del disco “molli”).

I segmenti più colpiti sono C5-C6 e C6-C7 a causa della loro maggiore mobilità e delle maggiori sollecitazioni cui sono sottoposti.

Quali sono le cause dell’ernia cervicale?

Tutti i dischi intervertebrali sono sottoposti a continue sollecitazioni durante il normale svolgimento delle attività della vita quotidiana e le attività ludico-sportive, assorbendo una notevole quantità di urti, attriti e forze soprattutto compressive. Col passare del tempo, inevitabilmente, i dischi si indeboliscono e degenerano.

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Il tratto cervicale e il tratto lombare della colonna vertebrale sono colpiti con maggiore frequenza poiché sono i segmenti a maggiore escursione articolare.

Le cause più frequenti di ernia cervicale sono la patologia degenerativa discale e i traumi cervicali (colpo di frusta, traumi da impatto ecc.).

Fattori di rischio includono:

  • Età: l’ernia del disco ha un il suo picco di incidenza tra i 30 e i 40 anni di età, a causa della maggiore frequenza in questa fascia di età di eventi traumatici. Un altro picco di incidenza si osserva al di sopra dei 65 anni ed è legata a patologia degenerativa discale.
  • Cattiva postura: una postura scorretta determina un’alterazione del carico sui dischi.
  • Obesità: il sovrappeso aumenta il rischio semplicemente perché i dischi devono sopportare un peso maggiore.
  • Fumo: il fumo di sigaretta aumenta lo stress ossidativo e la patologia degenerativa.
  • Sedentarietà: condurre una vita sedentaria porta a un aumento del peso corporeo, all’assunzione di una cattiva postura e all’indebolimento dei muscoli stabilizzatori della colonna vertebrale.

Sintomi dell’ernia cervicale

I sintomi dell’ernia del disco cervicale variano notevolmente a seconda della sede, dell’entità e della sensibilità al dolore del soggetto colpito, anche in relazione a malattie concomitanti.

I sintomi possono esordire anche in assenza di un chiaro evento traumatico ed essere notati ad es. al risveglio.

Alcuni pazienti trovano sollievo dai sintomi portando il braccio del lato colpito in alto e dietro la testa, perché questa posizione scarica la pressione sulle radici nervose.

I sintomi più comuni sono:

  • Dolore: Il dolore può essere localizzato solo al collo (cervicalgia) o irradiarsi alla scapola, a livello dell’arto superiore fino alla mano e alle dita (cervicobrachialgia). Tipicamente è esacerbato dai movimenti del collo, dalla digitopressione a livello delle spinose e dalla palpazione delle masse muscolari adiacenti.
  • Cefalea: non di rado al dolore cervicale si associa la presenza di mal di testa.
  • Contrattura muscolare: quasi sempre il dolore si accompagna a una contrattura muscolare, in particolare a carico del muscolo trapezio; ha più spesso un significato di protezione antalgica.
  • Limitazione articolare: l’articolarità del rachide cervicale è tipicamente limitata in una o tutte le direzioni di movimento. Anche questo può essere considerato in modo finalistico come un atteggiamento di difesa dal dolore.

Segni neurologici

Spesso il dolore si accompagna a sintomi neurologici, quali alterazioni della sensibilità (formicolio, intorpidimento) e della forza ad es. di bicipite, tricipite o della presa manuale.

La distribuzione del deficit neurologico è strettamente connessa con la sede del danno.  Come detto in precedenza, le vertebre cervicali sono numerate da 1 a 7 cosicché la prima vertebra cervicale è chiamata C1, la seconda C2 e così via.

A seconda del livello dell’ernia cervicale i sintomi sono diversi. Di seguito viene fornito un riepilogo:

  • Ernia cervicale C4-C5: un’ernia cervicale a livello del disco intervertebrale compreso tra le vertebre C4 e C5 coinvolge più frequentemente la radice nervosa C5. Questo determina un dolore localizzato a livello della spalla e una debolezza a carico del muscolo deltoide. Deficit di sensibilità (intorpidimento o formicolio) sono rari per questo livello.
  • Ernia cervicale C5-C6: un’ernia cervicale a livello del disco intervertebrale compreso tra le vertebre C5 e C6 coinvolge più frequentemente la radice nervosa C6. Può essere presente una debolezza del muscolo bicipite omerale e dei muscoli estensori del polso. Il dolore e i disturbi sensitivi possono irradiarsi dal collo fino al margine radiale della mano (dalla parte del pollice).
  • Ernia cervicale C6-C7: un’ernia cervicale a livello del disco intervertebrale compreso tra le vertebre C6 e C7 coinvolge più frequentemente la radice nervosa C7. Questo può causare una debolezza del tricipite (muscolo localizzato sulla superficie posteriore del braccio e che ha la funzione di estendere il gomito) e dei muscoli estensori delle dita. Il dolore e i sintomi sensitivi possono irradiarsi lungo la superficie dorsale del braccio fino al dorso della parte centrale della mano e del terzo dito. Il livello C6-C7 è statisticamente il sito più frequente di ernia cervicale.
  • Ernia cervicale C7-T1: un’ernia cervicale a livello del disco intervertebrale compreso tra le vertebre C7 e T1 coinvolge più frequentemente la radice nervosa C8. Può manifestarsi con debolezza nella motricità della mano. Il dolore e i sintomi sensitivi di solito irradiano lungo il braccio fino alla superficie ulnare della mano fino al quinto dito.

Questi sono i pattern tipici di ernia cervicale, ma non sono assoluti, potendo variare per ragioni di sovrapposizione con altre ernie o altre patologie intercorrenti oppure per variabilità interindividuale o differente soglia del dolore.

Vertigini di origine cervicale

Vertigini e dolore cervicale sono spesso associati.

Una sensazione vertiginosa, descritta come disturbo dell’equilibrio o “giramento di testa” è molto comune soprattutto durante la mobilizzazione del capo.

Probabilmente questo è dovuto all’alterazione di meccanismi recettoriali deputati alla trasmissione degli impulsi relativi alla propriocezione e alla posizione del capo.

Nella maggior parte dei casi le vertigini si risolvono di pari passo con la risoluzione del dolore cervicale.

Per approfondire l’argomento si consiglia la lettura di questo articolo: Cervicale e Vertigini.

Come si fa la diagnosi?

L’unica figura autorizzata e competente per fare una diagnosi è il Medico.  Gli specialisti di riferimento sono il Fisiatra, l’Ortopedico, o, eventualmente, il Neurochirurgo in casi selezionati.

Il medico raccoglierà una storia dettagliata circa i sintomi, le loro caratteristiche, l’esordio, la distribuzione, eventuali patologie concomitanti e fattori di rischio.

Sulla base dei reperti obiettivi riscontrati durante la visita, potrà prescrivere gli esami strumentali che ritiene opportuni al caso specifico e che possono includere:

  • Radiografia standard (Rx): l’Rx nelle due proiezioni standard dimostra l’entità delle alterazioni degenerative e l’atteggiamento del rachide. Le proiezioni dinamiche possono individuare eventuali instabilità segmentarie. Utile in particolare per la diagnosi di artrosi, spondilolistesi, fratture.
  • Risonanza magnetica nucleare (RMN): è un esame non invasivo e innocuo (non utilizza radiazioni), in grado di mostrare il dettaglio anatomico anche dei tessuti molli. Rappresenta la metodica d’elezione per identificare la presenza di ernia del disco, la sede e l’entità del conflitto con le strutture nervose.
  • Tomografia computerizzata (TC): è un esame di facile accessibilità, utile soprattutto in pazienti per cui la RMN è controindicata.
  • Elettromiografia (EMG): è un esame neurofisiologico che misura l’attività elettrica a livello dei nervi e muscoli esplorati. E’ utile nel definire l’entità del danno radicolare e monitorare l’evoluzione nel tempo della patologia.

Il trattamento dell’ernia cervicale

Il trattamento conservativo è il primo approccio e include: terapia farmacologica, riposo, fisioterapia e massaggi.

Farmaci

Il medico potrà prescrivere farmaci quali:

  • FANS (antinfiammatori non steroidei): riducono il dolore e l’infiammazione; il loro uso dovrebbe essere limitato a brevi periodi a causa della loro nota gastrolesività.
  • Analgesici della classe degli oppioidi: estremamente efficaci sul dolore e sicuri.
  • Corticosteroidi (i corticosteroidi oltre a ridurre l’infiammazione hanno un importante effetto antiedemigeno, in grado di ridurre la compressione sulle radici nervose da parte del materiale erniato)
  • Miorilassanti: spesso è presente una contrattura muscolare a livello della muscolatura del collo, in particolare del muscolo trapezio.

Fisioterapia

L’obiettivo della fisioterapia è ripristinare la funzione lesa, consentire alla persona di tornare il prima possibile alle attività della propria vita e prevenire le ricadute.

Mobilizzazioni attive e passive, esercizi di stretching ed educazione posturale sono le tecniche maggiormente impiegate ed efficaci.

Ad esse possono essere associate terapie fisiche a scopo antalgico e miorilassante: ultrasuoni, laserterapia, tecarterapia, onde d’urto.

Altra arma molto efficace a disposizione del Medico è la Mesoterapia, che consiste nell’iniezione di sostante terapeutiche (in genere antinfiammatori) nel sottocute della zona dolente.

Quando operare?

Quando i sintomi persistono nonostante il trattamento conservativo, la chirurgia potrebbe essere un’opzione.

L’indicazione all’intervento chirurgico viene posta dal Medico specialista in Neurochirurgia sulla base dell’età del paziente, dei sintomi, delle patologie concomitante e degli effetti desiderati o attesi.

Prevenzione

Lo si ripete spesso, ma l’arma di prevenzione più potente in generale e in assoluto è l’adottare uno stile di vita sano:

  • Mantenere una postura corretta durante la posizione seduta, il lavoro, il movimento e il riposo notturno
  • svolgere attività fisica aerobica regolare associata ad esercizi di stretching
  • controllare il peso corporeo
  • non fumare
  • mangiare in modo equilibrato: frutta e verdura in particolare aiutano a ridurre lo stress ossidativo

Prognosi

La maggior parte delle cervicalgie va incontro a risoluzione spontanea nel giro di 6 settimane. Una terapia adeguata accelera il processo di guarigione e consente di prolungare il periodo di remissione dei sintomi. Circa l’1-2% dei casi diventa cronico, con persistenza dei sintomi nel tempo e grave impatto sulla qualità della vita.

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