Fascite plantare – Sintomi e Rimedi!
La fascite plantare o fasciosi plantare è una patologia infiammatoria della fascia che ricopre la muscolatura della pianta del piede, la fascia plantare.
La fascia plantare, detta anche aponeurosi plantare o legamento arcuato, è una robusta fascia fibrosa che collega la zona mediale del calcagno con la radice delle dita del piede ed ha un ruolo importante nella trasmissione delle forze di carico sul piede.
La fasciosi plantare è la prima causa di dolore al tallone e si manifesta soprattutto al risveglio mattutino o durante la deambulazione e la corsa.
Colpisce in particolare soggetti sportivi, in relazione al sovraccarico funzionale in sede podalica, o persone in sovrappeso, in gravidanza o affette da altre patologie del piede.
Se diagnosticata precocemente e adeguatamente trattata, i sintomi possono essere controllati in modo soddisfacente.
Epidemiologia – Quanto è frequente?
La fascite plantare è la prima causa in assoluto di dolore al tallone ed è una delle patologie di più frequente riscontro negli studi di medici fisiatri e ortopedici.
Si stima che tra il 4% e il 7% della popolazione sia affetto da un dolore al tallone (tallonite), e, tra questi, circa l’80% sono dovuti alla fascite plantare.
Circa il 10% delle persone sono destinate a soffrire di dolore da fascite plantare durante il corso della propria vita.
L’età di insorgenza dei sintomi è solitamente compresa tra i 30 e i 60 anni di età.
Si tratta di una patologia particolarmente frequente nel mondo dello sport, in particolare tra chi pratica running (corsa), calcio, basket, rugby, danza, atletica leggera, ovvero in tutti quegli sport che comportino spinte e salti tali da determinare un sovraccarico funzionale della fascia plantare
Cenni di anatomia del piede
La fascia plantare (o aponeurosi plantare) è una fascia fibrosa localizzata sulla superficie plantare del piede subito, abbastanza superficiale, subito al di sotto del piano sottocutaneo.
Ricopre i muscoli e le strutture neuro-vascolari della pianta del piede.
Si compone di 3 porzioni: parte intermedia, parte laterale e parte mediale.
Sul versante calcaneare essa si ancora alla tuberosità mediale del calcagno (alcune fibre si fissano anche sul processo laterale) e si estende fino alle falangi prossimali delle dita.
Dalla porzione intermedia partono i fasci mediale e laterale che vanno a costituire i setti mediale e laterale: la porzione intermedia è molto spessa e resistente, quella laterale è più robusta posteriormente che anteriormente, mentre quella mediale è più robusta anteriormente che posteriormente.
La volta plantare è sostenuta anche da una serie di legamenti e muscoli:
• legamenti: legamenti cuneo-metatarsali, calcafeno-scafoideo, astragalo-calcaneale e scafo-cuneiformi.
• muscoli: flessori brevi delle dita, flessore breve dell’alluce, abduttori dell’alluce, abduttori del 5° dito, flessori lunghi delle dita, flessore lungo dell’alluce, muscoli peronieri breve e lungo.
Funzione della fascia plantare
La fascia plantare è connessa col tessuto muscolare e con le altre fasce, ne riceve e ne trasmette le tensioni fornendo una continuità nella distribuzione delle forze che serve a ottenere un equilibrio nell’esecuzione dei movimenti.
Distribuisce sia le forze statiche, derivanti dal mantenimento della posizione eretta, sia le forze dinamiche che si generato durante il cammino, la corsa e il salto.
Le sue particolari caratteristiche visco-elastiche consentono di trasmettere in modo più omogeneo l’energia derivante dall’esecuzione dei passi o dei salti fornendo una spinta propulsiva.
Nel complesso, la fascia plantare riveste un ruolo fondamentale nella trasmissione delle forze muscolari e alla dissipazione di eventuali concentrazioni di tensioni sulle entesi (punti in cui i tendini si connettono all’osso) questo serve a ridurre l’usura delle strutture e ridurre il rischio di rotture.
Nel corso del ciclo del cammino, quando il piede il piede si porta in equinismo a contatto con il suolo (in flessione plantare, come quando si sale sulla punta dei piedi) la fascia plantare si distende.
Durante la fase aerea la fascia ritorna alla sua forma originaria.
E’ facile intuire come continui movimenti che creino eccessive sollecitazioni a questo livello possano determinare una infiammazione della fascia.
I sintomi della fascite plantare
Il sintomo principale è il dolore alla pianta del piede, principalmente localizzato nella parte interna del tallone ma che può estendersi alla parte centrale del piede e all’avampiede fino a interessare l’intera pianta del piede a esclusione delle falangi distali.
In genere, nelle fasi precoci di malattia, il dolore è abbastanza localizzato a livello del tallone e tende ad estendersi anteriormente col tempo.
Spesso il dolore si presenta in modo più severo al mattino, appena scesi dal letto oppure dopo lunghe pause in cui si resta immobili e tende a ridursi o persino scomparire a una dolce e progressiva mobilizzazione per poi ricomparire dopo uno sforzo, che può essere rappresentato da una corsa, lunghe passeggiate o semplicemente al termine della giornata.
Quando il piede è a riposo, il legamento arcuato tende ad accorciarsi: quando si prova a camminare, l’improvviso tentativo di allungamento provoca un dolore acuto.
Il dolore può manifestarsi come una “fitta”, molto intensa e di breve durata, oppure di più lieve entità ma più prolungata nel tempo.
Bisogna sottolineare che il dolore, se trascurato, tenderà a cronicizzare nel tempo. E’ , dunque, importante diagnosticare e trattare tempestivamente questa patologia.
Rottura della fascia plantare
Se nel corso della fascite la fascia plantare continua ad essere stressata, questa può arrivare addirittura a rompersi. Tipici segni e sintomi della rottura della fascia plantare includono un clic o un rumore di schiocco, un significativo gonfiore e un dolore acuto localizzato alla pianta del piede.
La fascite plantare distale e prossimale
L’infiammazione e il dolore possono localizzarsi a livello del calcagno, e in questo caso la patologia prende il nome di fascite prossimale, oppure, più anteriormente, a livello del mediopiede, e in questo caso si parla di fascite distale.
In genere il dolore insorge a livello del calcagno e, in assenza di trattamento, può estendersi prossimalmente migrando lungo l’avampiede fino a interessare tutta la pianta del piede, col risparmio delle sole falangi distali (le punta delle dita).
Le cause della fascite plantare
La fascia si allunga tutte le volte che ci solleviamo sulle punte e questo stiramento è tanto maggiore quanto più il movimento è vigoroso.
Più velocemente avviene lo stiramento e più è probabile che avvengano lesioni rappresentate dalla rottura di alcune fibre che formano la fascia.
Queste lesioni solitamente sono impercettibili e funzionalmente non rilevanti ma necessitano di tempi piuttosto lunghi per essere riparate.
Col tempo, la ripetizione delle sollecitazioni può condurre alla degenerazione del legamento e all’infiammazione.
7 Fattori di rischio
Molteplici fattori sono in grado di contribuire all’insorgenza della patologia:
Piede piatto o piede cavo
Particolari conformazioni anatomiche del piede: piede piatto o piede cavo. Avere un piede piatto o cavo altera l’equilibrio delle forze fisiologiche che agiscono durante il cammino. Questo può accentuare le sollecitazioni sull’aponeurosi plantare.
Calzature inadeguate
L’utilizzo di scarpe troppo larghe o troppo strette, eccessivamente morbide o rigide può condurre ad un’eccessiva sollecitazione della fascia plantare.
I tacchi alti, inoltre, favoriscono l’accorciamento del tendine d’Achille e alterano la fisiologica distribuzione dei carichi sui piedi.
Sovrappeso e obesità
Le persone in sovrappeso o obese sono statisticamente più colpite da fascite plantare. Il motivo è semplice: l’aumento del peso corporeo incrementa le sollecitazioni sulla fascia plantare.
Costituisce un rischio anche l’aumento di peso in un breve lasso di tempo.
Sesso femminile
Le donne hanno una maggiore tendenza a sviluppare fasciosi plantare rispetto agli uomini, probabilmente in relazione a fattori ormonali.
Gravidanza
In soggetti predisposti, la gravidanza rappresenta un periodo particolarmente a rischio di sperimentare un episodio di dolore acuto da fascite plantare.
Sovraccarico funzionale
Eseguire un’attività fisica troppo intensa, sproporzionata o eccessiva rispetto al carico di allenamento abituale costituisce un importante fattore di rischio.
Una categoria a rischio è quella degli sportivi che percorrono lunghe distanze di corsa o svolgono movimenti che sollecitano molto la fascia plantare come salti o scatti.
Anche chi svolge lavori molto attivi o che prevedono di rimanere a lungo in stazione eretta ha un rischio aumentato.
Ipostenia (debolezza) dei muscoli della gamba
Se i muscoli degli arti inferiori lavorano poco e male, il legamento arcuato sarà maggiormente sollecitato!
La diagnosi
La fascite plantare può essere agevolmente diagnosticata dal medico.
I medici specialisti di riferimento sono il Fisiatra e l’Ortopedico.
Nella maggior parte dei casi sono sufficienti una adeguata raccolta anamnestica e un attento esame clinico.
Durante l’esame obiettivo il medico valuterà:
- eventuale presenza di edema, eritema, tumefazione
- punti dolenti (spontaneamente) o dolorabili (alla digitopressione ad es.)
- articolarità attiva e passiva
- tono, trofismo e forza muscolare
- riflessi osteotendinei
- sensibilità tattile
- atteggiamento dei piedi durante il cammin
Il medico escluderà tutte le altre cause di dolore al tallone e, nei casi dubbi, potrà richiedere l’esecuzione di esami strumentali quali in primis la radiografia (Rx) e l’ecografia.
In casi selezionati può rendersi utile l’esecuzione di una tomografia computerizzata (TC) o di una risonanza magnetica nucleare (RMN).
Ecografia e fascite plantare
L’ecografia muscolo scheletrica risulta particolarmente utile nello studio dell’integrità della fascia plantare e del tendine d’Achille e può rivelare la presenza di spina calcaneare e deformità di Haglund.
Si tratta di un esame dotato di un’ottima accuratezza oltre che di facile reperibilità, rapida esecuzione, indolore e che non espone il paziente a radiazioni ionizzanti.
Dolore al tallone: e se non fosse una fasciosi plantare? Patologie in diagnosi differenziale
Il dolore al tallone non è una malattia ma un sintomo, che può essere la spia di una fascite plantare ma anche di altre condizioni, che spesso coesistono mentre a volte sono indipendenti.
Fascite plantare e spina calcaneare
La spina calcaneare è un’esostosi, una neoformazione benigna dell’osso calcaneare, causa altrettanto molto frequente di dolore al tallone.
Legata a fenomeni di neoformazione ossea, la spina calcaneare ha un’eziopatogenesi che vede coinvolti fattori meccanici, infiammatori ed irritativi.
Molto spesso fascite plantare e spina o sperone calcaneare coesistono.
Per approfondire l’argomento si rimanda alla lettura dell’articolo specifico: “Spina calcaneare”.
Fascite plantare e morbo di Haglund
La deformità di Haglund è un’esostosi dell’angolo postero superiore del calcagno, simile alla spina calcaneare e localizzata a livello dell’inserzione del tendine d’Achille.
Il quadro clinico è caratterizzato da una sindrome dolorosa associata alla limitazione funzionale dei movimenti della caviglia.
Il morbo di Haglund spesso coesiste con la fascite plantare.
Altre condizioni che possono determinare dolore al tallone sono:
Sindrome di Baxter:
E’ la neuropatia del nervo calcaneare inferiore.
Sindrome del tunnel tarsale
Dovuta a compressione del nervo tibiale posteriore a livello del canale del tarso.
Tendinite d’Achille
E’ l’infiammazione del tendine d’Achille.
Morbo di Sever Blanke
E’ un’osteocondrosi del nucleo di accrescimento dell’apofisi posteriore del calcagno.
La terapia della fascite plantare
Lo scopo del trattamento della fasciosi plantare è controllare il dolore e ripristinare un’adeguata mobilità.
Esistono molte opzioni terapeutiche a disposizione del medico, da impiegare in relazione al caso specifico e al quadro clinico generale.
Consigli – “Rimedi della nonna”
Alcuni semplici provvedimenti possono essere adottati in autonomia e fornire un significativo sollievo dai sintomi.
Riposo
Evitare per qualche giorno di sottoporsi ad attività fisica intensa, riduce l’infiammazione locale e il dolore.
Crioterapia
L’applicazione di ghiaccio localmente è utile nei periodi di riacutizzazione. Può essere applicato più volte al giorno per 10-15 minuti circa.
Indossare calzature adeguate
L’utilizzo di una scarpa idonea, consente di ridurre lo stress sulla fascia plantare e minimizza le probabilità riacutizzazioni della patologia.
In particolare, è opportuno evitare scarpe dalla suola troppo bassa o con tacchi troppo alti.
Eventualmente può essere utile utilizzare un plantare, standard o costruito su misura.
Per approfondimento si rimanda alla lettura di questo articolo: solette e plantari per fascite plantare.
Mantenere un adeguato peso corporeo
Tra i fattori di rischio per lo sviluppo di fascite plantare vi sono il sovrappeso e l’obesità: pertanto è importante mantenere un peso corporeo nella norma.
Terapia conservativa
Il primo approccio al trattamento della fascite plantare è di tipo conservativo, non chirurgico.
Tra i principali interventi vi sono la terapia farmacologica, la fisioterapia, le terapie fisiche, la terapia infiltrativa locale, taping, plantari e tutori. Di recente applicazione, troviamo alcune tecniche di medicina rigenerativa.
Farmaci
Farmaci anti-infiammatori e anti-dolorifici, possono essere assunti su consiglio del medico e sono in grado di ridurre l’infiammazione e spegnere il dolore.
Fisioterapia
Nell’ambito di un programma di recupero funzionale guidato da un fisioterapista, risultano particolarmente utili sono gli esercizi di stretching: questi aiutano a distendere i tessuti adiacenti la regione infiammata, ridurre il dolore e velocizzare i processi di guarigione.
Per approfondire l’argomento e conoscere gli esercizi da eseguire anche a casa si consiglia di leggere questo articolo: stretching per la fascite plantare.
Terapie fisiche
In Medicina Fisica e Riabilitativa esistono molte armi per combattere il dolore da fascite plantare: onde d’urto, tecarterapia, ultrasuoni, laser, ionoforesi.
Onde d’urto per fascite plantare
Le onde d’urto fondano il proprio meccanismo d’azione sullo stimolo trofico: l’incremento del flusso sanguigno locale verso la zona dolente, “spazza via” le “scorie nocive” responsabili del processo infiammatorio. Sono necessarie in genere almeno 3 sedute.
Tecarterapia
La Tecar, acronimo per Trasferimento energetico capacitivo e resistivo, è una terapia fisica utilizzata nel trattamento del dolore e dell’infiammazione nell’ambito di numerose patologie ortopediche.
Non è dolorosa; il numero di sedute necessarie varia a seconda del caso specifico.
Taping
Il taping è un particolare tipo di cerotto non medicato che si applica direttamente sulla cute sovrastante l’area dolente.
L’applicazione di taping si è mostrato efficace nel fornire sollievo dal dolore da fascite plantare, con effetto molto rapido.
Nel breve termine l’applicazione di taping calcaneare è persino più efficace dello stretching, che risulta però più vantaggioso nel lungo termine.
Plantari e tutori notturni
I plantari correggono la distribuzione del carico del corpo durante la fase di appoggio del piede e spesso sono fondamentali nel consentire al paziente di continuare le proprie attività senza dolore.
I tutori notturni per fascite plantare aiutano a mantenere la fascia plantare distesa anche durante il riposo ed evitare la riacutizzazione dei sintomi al risveglio mattutino.
Medicina rigenerativa – PRP
Negli ultimi anni alcune tecniche di “medicina rigenerativa” stanno emergendo nel trattamento di molte patologie di interesse Ortopedico e Fisiatrico.
In particolare l’utilizzo di PRP (plasma ricco di piastrine) prevede l’iniezione di un gel ricco di piastrine ottenuto mediante un prelievo di sangue del paziente: l’elevata concentrazione di fattori di crescita avrebbe proprietà antinfiammatorie e rigenerative.
Infiltrazioni di cortisone
In casi selezionati, il medico può decidere di eseguire infiltrazioni locali di cortisone, estremamente efficaci nel controllare l’infiammazione.
Potenziali rischi includono l’indebolimento della fascia plantare.
Trattamento chirurgico
Il trattamento conservativo della fascite plantare ha una percentuale di successo superiore all’80%.
I casi refrattari, soprattutto cronici, possono essere suscettibili di trattamento chirurgico ortopedico.
Esistono diverse tecniche, tra cui le più recenti mininvasive e percutanee, che prevedono in genere una anestesia locale, tempi operatori brevi e un recupero abbastanza rapido.
Complicanze: fascite plantare cronica
Si parla di fascite plantare cronica quando a distanza di a 6-12 mesi dall’inizio delle terapie conservative, non si riscontra un miglioramento nei sintomi.
La fascite plantare cronica questo può determinare modificazioni nel modo di camminare e ripercussioni funzionali a livello delle articolazioni più prossimali.
Fascite plantare e tempi di recupero: quanto tempo serve per un recupero completo?
I tempi di recupero per una fasciosi plantare sono solitamente lunghi, anche in relazione al fatto che la parte anatomica interessata viene continuamente sollecitata nella quotidianità.
I principali fattori che possono incidere sui tempi di recupero sono la severità della malattia, l’adeguatezza e la tempestività di trattamento: trattare la patologia con i giusti strumenti e precocemente riduce i tempi di recupero ed evita la cronicizzazione
Marco
Da oltre un anno mi è ritornata la fasciate plantare, però questa volta non riesco a curarla. La volta precedente due anni prima, l’avevo curata con un iniezione sul tallone fatta in ospedale, ad oggi dopo aver fatto 3-4 iniezioni, tecar, fisioterapia, onde d’urto (3) e massaggi di ogni tipo il problema persiste. Il dolore è pressoché costante e non so più cosa fare, cosa mi consigliate?
Dr.ssa Giovanna Russo
Gentile Marco, in caso di insuccesso del trattamento conservativo esiste l’opzione chirurgica. Le consiglio di sottoporsi a visita Ortopedica.
Dr.ssa Giovanna Russo
Gentile Sig. ra Roberta, per inquadramento diagnostico e impostazione di terapia adeguata le consiglio di rivolgersi a medico specialista in Fisiatria
Merlin Roberta
Buongiorno mi è stata diagnosticata una fascite plantare apparentemente senza nessun fatto tipo correre fare sport ecc… anzi l’opposto perché sono più sedentaria…dalla sera alla mattina mi è iniziato pian piano un dolore sotto il piede dx poi peggiorato con dolore acuto e critico l’appoggio del piede… spero di risolvere presto questo problema ahimé…
Dr.ssa Giovanna Russo
Gentile Sig. Marco, l’utilizzo di calzature adeguate è fondamentale nella prevenzione delle patologie del piede. Le auguro una pronta guarigione.
Dr.ssa Giovanna Russo
Gentile Sig. ra Sofia,
la terapia con onde d’urto ha una buona efficacia nel trattamento della fascite plantare. Per conoscere in dettaglio questo tipo di trattamento la rimando alla lettura di questo articolo https://medicinafisica.it/item/onde-d-urto .
In alcune regioni italiane il trattamento è mutuabile, in altre purtroppo sono a pagamento.
Marco
Fascite da febbraio 2016…lavoravo con scarpe antinfortunistiche da pochi soldi che mi passava l’azienda. Dopo aver cambiato scarpe, plantari, terapie di tecar e massaggi…ah infiltrazioni…mi hanno operato il piede dx il 5 febbraio. Adesso sto recuperando ma sento ancora il tempo che cambia… vedremo come procede. Sto passando un periodo che nn auguro a nessuno. Ma vado avanti!
sofia
buon giorno
la mia fascite è iniziata come un leggero fastidio per poi diventare forte dolore dopo 9/10 mesi
inizialmente l’ho trascurata ma facendo la cameriera presto sono andata dal dottore
raggi, ecografia, visita da ortopedico e fisiatra
prescritti plantare, scarpe nuove terapia di ultrasuoni ed esercizi di stretching
passano i mesi e il dolore persiste! dopo un anno e mezzo dal primo fastidio mo prescrivono infiltrazioni di cortisone
il medico mi consiglia di andare con le stampelle durante il periodo delle infiltrazioni (non avrei potuto fare diversamente visto il dolore)
le infiltrazioni le ho fatte a dicembre.. l’ultima il 10 gennaio
sono passati due mesi ma il dolore sta tornando.. e inoltre sta iniziando pure all’altro piede
ora il medico mi ha prescritto le onde d’urto
sinceramente non so cosa fare
sto spendendo troppi soldi
queste onde d’urto mi costeranno un sacco
come posso fare? e se non dovessero funzionare? inoltre mi sta compromettendo il lavoro
Alessio G.
La mia fascite è iniziata esplodendo da un momento all’altro al risveglio e non quasi riuscivo a stare in piedi e camminare, era settembre 2016 e in quel periodo avevo iniziato a correre per tre/quattro volte a settimana facendo una decina di km. Era la prima volta che facevo la corsa come unica attività. Prima avevo sempre praticato più che altro sport in bici.
Il dolore è iniziato il giorno seguente in cui non avevo molto tempo per allenarmi e ho provato a vedere quanti km sarei riuscito a fare in poco tempo spingendo il più possibile. Il dolore è iniziato nella zona del tallone e pensavo fosse una cosa passeggera che sarebbe guarita senza complicanze. Ho continuato a correrci sopra per qualche giorno, poi sono stato obbligato a rivolgermi a un medico a causa del dolore; diagnosi fascite prossimale.
Tra le varie terapie che ho provato, alla fine credo che mi abbia fatto molto bene un periodo di stop forzato da tutto a causa di una bronchite piuttosto forte. Ho ripreso la regolare attività fisica circa un mese fa.
Chiara
Buongiorno, pratico la corsa da molti anni senza mai aver avuto problemi ma, l’anno scorso, a causa di corse in salita, mi è stata diagnosticata una fascite plantare inserzionale. Ho fatto il trattamento con le onde d’urto e molti esercici di stretching e la situazione è migliorata.
Ieri durante un allenamento ho sentito dolore all’altro piede, dopo poco mi sono fermata per precauzione. Tutto questo non è servito, il giorno dopo appena ho appoggiato il piede ho sentito un dolore atroce e per qualche minuto non riuscivo nemmeno ad appoggiarlo, sono a pezzi.
Giannino
Sto uscendo da una fascite plantare, credo sia stata causata dal fatto che ho fatto lunghe corse con scarpe scomode e evidentemente inadatte