Artrosi
Definizione di artrosi
L’artrosi è una malattia degenerativa delle articolazioni ad andamento cronico e caratterizzata da lesioni a carico della cartilagine articolare, della membrana sinoviale, dell’osso subcondrale, di legamenti, capsula e tessuti periarticolari.
La parola artrosi deriva dal greco e significa letteralmente “degenerazione delle articolazioni” essendo composta da “artro”, che significa articolazione, e “osi”, che significa degenerazione.
Sebbene le cause esatte dell’artrosi non siano note, oggi si ritiene che essa non sia una semplice conseguenza dell’invecchiamento, ma, piuttosto la conseguenza patologica di un processo di usura, infiammazione e squilibrio immunologico dell’articolazione.
Epidemiologia – L’impatto dell’artrosi nella società
L’artrosi è la malattia in assoluto più comune dell’apparato muscolo-scheletrico e la prima malattia reumatica al mondo per numero di soggetti affetti.
Negli Stati Uniti si stima la presenza di circa 60 milioni di persone affette da osteoartrosi, numero destinato a salire nel tempo, vista la crescente longevità della popolazione.
La prevalenza aumenta col progredire dell’età ed è più alta nel sesso femminile e nei soggetti obesi o in sovrappeso. Al di sotto dei quarant’anni, l’osteoartrosi è più frequente nel sesso maschile e secondaria a traumi.
L’impatto sociale della malattia è molto alto.
Secondo stime dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), il 25% degli adulti di età maggiore a 65 anni soffre di dolore e disabilità legati alla malattia.
Negli USA il costo totale dei soli interventi di protesizzazione di anca e ginocchio è valutato attorno ai 2 miliardi di dollari.
Circa il 20% di tutte le visite ambulatoriali svolte dai medici di medicina generale hanno come motivo l’artrosi.
Classificazione dell’artrosi
A seconda della causa, l’osteoartrosi può essere classificata in:
- Artrosi primitiva: quando non è riconoscibile una causa apparente; può presentarsi in forma isolata, come unica malattia in una persona altrimenti sana.
- Artrosi secondaria: quando è possibile individuare una causa che ha determinato un danno articolare, ad esempio traumi, anomalie congenite dell’articolazione, infezioni, malattie metaboliche (es. emocromatosi, malattia di Wilson), neoplasie, artrite reumatoide, gotta, condrocalcinosi ecc.
Nella pratica clinica una distinzione netta tra artrosi primaria e artrosi secondaria è in realtà difficile.
In base all’estensione della malattia, è possibile inoltre classificare l’artrosi come:
- Artrosi localizzata o monoarticolare: si dice localizzata l’artrosi che interessa una sola articolazione, es. mani, piedi, ginocchia, anche, colonna vertebrale.
- Artrosi diffusa o poliarticolare: l’artrosi è diffusa quando sono interessate sia le piccole che le grandi articolazioni oppure sia le piccole articolazioni che la colonna vertebrale oppure sia le grandi articolazioni che la colonna vertebrale.
Artrosi – cenni di anatomia
Le articolazioni sono strutture deputate al mantenimento della contiguità anatomica tra due o più ossa, consentono la stabilità dello scheletro e la realizzazione dei movimenti.
Nel corpo umano si contano circa 350 articolazioni, strutturalmente molto diverse tra loro.
E’ possibile distinguere, dal punto di vista strutturale, articolazioni fibrose, articolazioni cartilaginee e articolazioni sinoviali e, dal punto di vista funzionale, in articolazioni immobili (o sinartrosi), semimobili (anfiartrosi) e mobili (diartrosi).
Le sinartrosi sono articolazioni che conferiscono stabilità a parti del colpo come ad es. le ossa craniche o le ossa del bacino.
Le anfiartrosi sono articolazioni caratterizzate dalla possibilità di movimenti limitati e si trovano ad esempio nella colonna vertebrale.
Le diartrosi sono le articolazioni che permettono il più ampio range di movimento e si trovano a livello di: spalla, gomito, anca, polso, ginocchio, caviglia. Nelle articolazioni mobili, le superfici articolari possono avere forme diverse, sono lisce, rivestite da cartilagine e racchiude da una capsula articolare. Quest’ultima è una struttura connettivale che circonda l’articolazione garantendone stabilità: sulla superficie interna della capsula articolare si trova la membrana sinoviale, deputata alla secrezione e al riassorbimento del liquido sinoviale, un fluido limpido e viscoso con azione lubrificante.
La cartilagine e la membrana sinoviale hanno un ruolo molto importante nel proteggere l’articolazione, distribuire e sopportare i carichi cui è sottoposta durante le normali attività della vita quotidiana.
L’artrosi colpisce primariamente la cartilagine e la membrana sinoviale per poi estendersi ad interessare l’osso subcondrale e i tessuti circostanti.
Fisiopatologia: le cause dell’artrosi
Allo stato attuale delle conoscenze si ritiene che l’artrosi non sia una semplice conseguenza dell’invecchiamento, ma una patologia ad eziologia multifattoriale in cui numerosi fattori predisponenti e scatenanti sono in grado di innescare una catena di eventi che conducono all’alterazione del microambiente articolare.
Per microambiente articolare si intende l’insieme di strutture anatomiche che compongono l’articolazione e che ne assicurano l’integrità.
Noxe patogene agenti su cartilagine articolare, membrana sinoviale e liquido sinoviale esitano in una serie di modificazioni che condizionano la progressione verso l’artrosi.
Normalmente la cartilagine ha la funzione di distribuire uniformemente i carichi a livello articolare, diminuendo le forze di attrito e garantendo il normale movimento: quando essa si usura, i capi ossei contrapposti possono entrare in contatto danneggiandosi a vicenda e creando una risposta infiammatoria che amplifica il fenomeno.
L’artrosi coinvolge i tessuti articolari e periarticolari.
L’osso subcondrale diventa sclerotico e si vengono a creare piccole escrescenze ossee chiamate osteofiti, probabilmente come tentativo di riparazione ossea nelle zone sottoposte a maggiore carico.
La membrana sinoviale coinvolta dal processo infiammatorio produce liquido sinoviale dotato di minore viscosità e dunque meccanicamente meno performante.
Il dolore e la conseguente riduzione della mobilità articolare portano inoltre a un irrigidimento anche di tendini e legamenti e spesso a un’ipotrofia muscolare.
I fattori di rischio per artrosi
Si ipotizza l’intervento di numerose variabili nella patogenesi dell’artrosi:
- età,
- sesso,
- peso corporeo,
- fattori genetici
e, in generale, qualsiasi condizione in grado di alterare l’equilibrio articolare, modificando la direzione o l’entità dei carichi cui l’articolazione è sottoposta, può essere considerato un fattore di rischio per artrosi
Ciascuna di queste variabili possiede un proprio peso specifico in grado di combinarsi con le altre nel determinare il rischio complessivo individuale: la probabilità di sviluppare artrosi e la precocità con cui essa può instaurarsi dipende dal numero di fattori presenti e dalla loro entità e durata d’azione.
Età
Col crescere dell’età aumenta il rischio di sviluppare osteoartrosi, sebbene questa non debba instaurarsi necessariamente.
Probabilmente questo trend è legato alla minore efficienza, nel soggetto anziano, dei meccanismi di protezione dallo stress ossidativo, dall’alterazione del metabolismo cartilagineo o, semplicemente, al manifestarsi del danno cumulato negli anni a causa degli altri fattori di rischio.
Sesso
Al di sotto dei 50 anni, la prevalenza dell’osteoartrosi è globalmente simile nei due sessi e maggiore negli uomini per alcune sedi.
Dopo i 50 anni la prevalenza è nettamente maggiore nel sesso femminile, probabilmente in relazione a fattori ormonali, genetici o di differente composizione della massa corporea.
Peso corporeo
Obesità e sovrappeso sono un fattore di rischio importante per artrosi.
Questo è ben documentato da moltissimi studi epidemiologici presenti in letteratura scientifica.
Le sedi che maggiormente risentono dell’aumento del peso corporeo sono l’anca e il ginocchio.
Fattori genetici
Esiste una suscettibilità genetica che condiziona il rischio di sviluppare artrosi.
Fattori genetici hanno un ruolo importante in particolare nell’artrosi nodulare della mano ma anche nella gonartrosi (artrosi del ginocchio) e nella spondiloartrosi (artrosi della colonna vertebrale).
L’artrosi è inoltre più frequente in soggetti affetti da malattie del connettivo (es. condrocalcinosi ereditaria, mucopolisaccaridosi, sindrome di Morquio), da alcune malattie ematologiche (in particolare emofilia), da alcune malattie reumatiche (es. artrite reumatoide, gotta) o metaboliche (diabete, dislipidemia) e da qualsiasi altra malattia caratterizzata da un interessamento patologico delle articolazioni o dei tessuti periarticolari.
Fattori meccanici
Traumi articolari o microtraumi ripetuti, occorsi in seguito ad attività sportive o lavorative, possono avere un ruolo determinante nella patogenesi dell’artrosi.
Numerosi studi epidemiologici hanno riportato una correlazione tra l’utilizzo prolungato di una determinata articolazione e lo sviluppo di artrosi in tale sede.
Artrosi e attività lavorative
Attività lavorative che richiedono un uso prolungato e ripetitivo di alcune articolazioni sono associate ad un incremento del rischio di sviluppare artrosi:
- il mantenimento prolungato della stazione eretta e il sollevamento di pesi predispongono all’artrosi dell’anca
- importanti e ripetute flesso-estensioni di ginocchio predispongono alla gonartrosi
- l’utilizzo ripetitivo dell’arto superiore (es. operai edili, addetti alle pulizie) predispone all’artrosi acromion-clavicolare o gleno-omerale)
- l’esposizione prolungata a vibrazioni ad alta frequenza predispone a rischio di artrosi alle mani e ai gomiti.
Artrosi e sport
Numerosi sport sono stati correlati a un maggior rischio di sviluppare artrosi in certe sedi, ad esempio:
- i giocatori di football hanno una maggiore prevalenza di artrosi dell’anca
- i ballerini professionisti hanno una prevalenza più alta di artrosi dell’anca, del ginocchio e alle articolazioni metatarso-falangee
- i lottatori di judo hanno un maggior rischio di sviluppare artrosi alle mani
Segni e sintomi dell’artrosi
I sintomi principali dell’artrosi sono il dolore e la rigidità. Nelle fasi avanzate compaiono limitazione articolare e ipotrofia muscolare.
Il dolore da artrosi
Il dolore da artrosi è un dolore sordo, profondo ed è un sintomo che esordisce in modo insidioso.
Molto difficilmente esordisce in modo acuto.
Nelle prime fasi è presente soltanto dopo una prolungata attività dell’articolazione e si allevia col riposo.
Successivamente, con l’aggravarsi del quadro clinico, il dolore si manifesta anche per movimenti minimi fino a persistere anche a riposo.
La rigidità da artrosi
La rigidità è presente soprattutto al risveglio mattutino o dopo un periodo di prolungata inattività. Ha una durata generalmente inferiore ai trenta minuti e migliora con la mobilizzazione dell’articolazione
La limitazione articolare
Il soggetto artrosi presenta soprattutto negli stadi avanzati una riduzione del range di movimento articolare.
Questo è dovuto alle alterazioni anatomiche dell’articolazioni e, almeno in parte, anche a un meccanismo riflesso di protezione antalgica che porta il soggetto a evitare l’esperienza dolorosa immobilizzando l’articolazione affetta.
Gonfiore, tumefazione, scrosci articolari
Molto comune è la presenza di crepitii o scrosci articolari avvertibili durante la mobilizzazione dell’articolazione.
In presenza di un importante stato infiammatorio l’articolazione può presentarsi calda, gonfia e può essere presente un versamento articolare. Questo è tuttavia meno frequente rispetto alle artriti.
L’ipotrofia muscolare
La limitazione funzionale dell’articolazione colpita da artrosi conduce nelle fasi avanzate a un’ipotrofia muscolare da disuso.
Le articolazioni più colpite da artrosi
Le sedi più frequentemente interessate da artrosi sono:
- articolazioni interfalangee distali e prossimali delle mani (artrosi delle mani)
- articolazione trapezio-metacarpale (rizoartrosi)
- colonna vertebrale (artrosi cervicale e artrosi lombare)
- anca (coxartrosi)
- ginocchio (gonartrosi)
Artrosi della mano
La mano è una sede tipicamente interessata da artrosi.
Nell’artrosi della mano sono caratteristici i “noduli di Heberden”, tumefazioni dure localizzate sulla superficie dorsale delle dita a livello delle articolazioni interfalangee distali, e i “noduli di Bouchard”, noduli localizzati alle articolazioni interfalangee prossimali.
Le articolazioni metacarpofalangee sono invece generalmente risparmiate nell’artrosi (sono invece predilette nelle artriti).
I noduli di Heberden e Bouchard sono solitamente dolenti in fase iniziale ed evolvono verso tipiche deformità delle dita.
In fase avanzata può essere presente un’alterazione funzionale delle mani.
Rizoartrosi – Artrosi dell’articolazione trapezio-metacarpale
La rizoartrosi è l’artrosi dell’articolazione trapezio-metacarpale che si trova alla base del pollice.
Si presenta con un dolore sordo scatenato soprattutto dai movimenti del pollice e che può rendere difficoltosa la presa.
Artrosi dell’anca o coxartrosi
L’artrosi dell’anca o coxartrosi è una delle localizzazioni di artrosi più importanti in relazione alla sua frequenza e soprattutto all’impatto che ha nella riduzione dell’autonomia della persona.
I sintomi esordiscono solitamente dopo i quarant’anni di età e sono rappresentati principalmente dal dolore e dalla limitazione funzionale.
Il dolore è localizzato tipicamente in sede inguinale e, nelle fasi iniziali, si manifesta dopo lunghe camminate o dopo essere rimasti a lungo seduti e regredisce da sdraiati. Successivamente viene avvertito anche per sforzi minimi fino ad essere presente anche a riposo.
Al dolore si accompagna una progressiva limitazione funzionale, con riduzione del range di movimento articolare e difficoltà ad eseguire semplici movimenti come accovacciarsi, salire su una bicicletta, allacciarsi le scarpe ecc.
Per approfondire l’argomento si rimanda alla lettura di questo articolo: Artrosi dell’anca o coxartrosi.
Artrosi del ginocchio o gonartrosi
L’artrosi del ginocchio o gonartrosi è un’importante causa, come la coxartrosi, di invalidità.
Il ginocchio è costituito da due articolazioni, la femoro-rotulea tra femore e rotula e la femoro-tibiale, tra femore e tibia: entrambe possono essere interessate da artrosi.
Il dolore è tipicamente localizzato anteriormente ed è di tipo meccanico, esacerbato dal movimento e in particolare da alcune attività come salire e scendere le scale.
L’impotenza funzionale compare più tardivamente rispetto a quanto avviene nella coxartrosi e dipende da una limitazione della flesso-estensione
Per approfondire l’argomento si rimanda alla lettura di questo articolo: Artrosi del ginocchio o gonartrosi.
Artrosi del rachide
Nella popolazione di età superiore a settant’anni il riscontro radiologico di artrosi della colonna vertebrale o spondiloartrosi è praticamente quasi la norma.
Tuttavia quadro radiologico e clinica non vanno sempre di pari passo.
Le sedi più frequentemente interessate da artrosi sono il tratto cervicale e il tratto lombare.
I sintomi sono rappresentati dal dolore, dalla limitazione dell’articolarità del rachide e, quando è presente un interessamento del midollo spinale, per compressione o per stenosi del canale, possono manifestarsi sintomi neurologici sensitivi, motori e autonomici.
L’argomento artrosi cervicale è approfondito in questo articolo: artrosi della colonna cervicale o cervicoartrosi
L’argomento “artrosi lombare” è approfondito in questo articolo: artrosi della colonna lombare o lomboartrosi.
La diagnosi di artrosi
La diagnosi di artrosi è piuttosto semplice e si basa fondamentalmente sull’esame clinico e radiografico.
Quando si sospetta la presenza di una forma di artrosi secondaria ad altra patologia, possono essere necessarie indagini specifiche di tipo endocrino, metabolico ecc.
Esami radiologici
Tra gli esami radiologici, l’esame di primo livello e più importante è la radiografia standard (Rx) in grado di evidenziare le tipiche alterazioni dell’artrosi (osteofiti, geodi, riduzione della rima articolare, alterazioni dell’osso subcondrale)
E’ bene ricordare che spesso il quadro radiografico non ha un corrispondente o proporzionato correlato clinico: artrosi radiograficamente gravi possono risultare asintomatiche e artrosi radiograficamente lievi possono essere molto sintomatiche.
Per tale motivo, l’aspetto più importante da considerare è la clinica.
Ecografia, TC e Risonanza magnetica possono essere utili per approfondire aspetti specifici.
Esami di laboratorio
Gli esami di laboratorio nell’osteoartrosi primaria possono essere assolutamente normali, ma sono utili per escludere altre patologie (es. artrite reumatoide).
L’esame del liquido sinoviale ottenuto in seguito ad artrocentesi è utile nella diagnosi differenziale con le artriti infiammatorie.
La terapia dell’artrosi
Non esiste una terapia in grado di far regredire il danno artrosico.
Gli obiettivi del trattamento sono la riduzione del dolore, il mantenimento della mobilità articolare e il mantenimento dell’autonomia nelle attività della vita quotidiana.
Le principali armi a disposizione sono la terapia farmacologica, interventi di tipo riabilitativo e la chirurgia.
Farmaci per artrosi
Per la riduzione del dolore e dell’infiammazione, su prescrizione medica, possono essere indicati farmaci antidolorifici, farmaci antinfiammatori non steroidei, corticosteroidi o oppiacei.
Sono presenti in letteratura scientifica dati controversi per quanto riguarda l’efficacia di integratori “condroprotettori”.
Infiltrazioni articolari a base di acido ialuronico o cortisone
Le infiltrazioni intrarticolari con acido ialuronico o cortisone sono uno strumento estremamente efficaci nel fornire sollievo antalgico, proteggere l’articolazione e ritardare il più possibile l’intervento del chirurgo.
Per approfondimento sull’argomento si rimanda alla lettura di questo articolo: infiltrazioni articolari.
Fisioterapia
Esercizi di mobilizzazione articolare, di stretching, di rinforzo della muscolatura e di educazione posturale sono fondamentali nel mantenimento di una buona mobilità e nel prevenire o rallentare la progressione del danno artrosico.
Molto utili anche gli esercizi in acqua perché consentono la mobilità articolare risparmiando le sollecitazioni date dal carico.
Terapie fisiche
In medicina fisica e riabilitativa sono utilizzare diverse tecniche di terapia fisica in grado di fornire un buon sollievo dai sintomi: ultrasuoni, TENS, tecar, laser e paraffinoterapia per citarne alcuni.
Chirurgia
La chirurgia si rende necessaria quando il dolore e la limitazione funzionale sono invalidanti per il soggetto e gli interventi di tipo conservativo non sono risultati efficaci.
L’intervento chirurgico consiste nella sostituzione protesica di parte o di tutta l’articolazione colpita: gli interventi più frequentemente eseguiti sono l’artroplastica dell’anca e l’artroplastica di ginocchio.
La prevenzione dell’artrosi
Adottare un corretto stile di vita è molto importante nel prevenire o ritardare il più possibile l’insorgenza dell’artrosi.
I principali consigli sono:
- mantenere un normale peso corporeo: numerosi studi epidemiologici hanno evidenziato una chiara correlazione tra sovrappeso e obesità e sviluppo precoce di artrosi
- praticare regolare attività fisica aerobica
- alimentarsi con una dieta equilibrata, ricca di frutta e verdura
- abolire l’abitudine tabagica
- limitare il consumo di alcolici.
andrea
Buongiorno DR.SSA
sono un ragazzo di 47 anni che da alcuni anni soffre di coxartrosi sx
Sono un appassionato di calcio ma trovo grande difficoltà a praticare questo sport dopo aver riscontrato questa artrosi .
Negli ultimi anni si sta sviluppando la teoria del conservare tra voi Ortopedici
in particolar modo mi riferisco al trattamento delle cellule mesenchimali ( ricavate dal ns tessuto adiposo )
per poter fronteggiare la carenza del tessuto cartilagineo.
Vorrei cortesemente chiedergli quanto siano efficaci queste infiltrazioni ?
Grazie della sua collaborazione
Andrea
Dr.ssa Giovanna Russo
Gentile Andrea,
l’utilizzo di cellule staminali mesenchimali in ortopedia è una terapia recente, che sembra avere dei risultati promettenti. Per approfondimento la rimando alla lettura di questi articoli Intra-articular Mesenchymal Stem Cell Therapy for the Human Joint: A Systematic Review ; Mesenchymal stem cell therapy in the treatment of hip osteoarthritis.